Calze in cashmere. Vita di un’atleta paralimpica

Francesca Maspero, canturina e autrice del libro “Calze in cashmere” edito da San Paolo (pp. 204 – 18,00 euro), prefazione di Adriano Panatta, descrive le varie tappe che ha dovuto affrontare per risalire la china da quel 19 Novembre 2004, quando le fu diagnosticata all’ospedale di Cantù una meningite.

Era il giorno del suo 24° compleanno quando affronta uno dei momenti più terribili della sua vita.

Solo la forza, il coraggio e la determinazione che la contraddistinguono le daranno la forza per  superare le difficoltà della malattia.

Rimase per due mesi in coma farmacologico all’ospedale di Lecco ed al suo risveglio scopre che le erano state  amputati entrambi gli arti inferiori  a partire dal ginocchio e le falangi delle mani.

Federica intraprende un percorso di recupero assai difficile. Tornata a casa dopo mesi trascorsi nelle mani dei fisioterapisti a Costa Masnaga riprende gli studi di Medicina che aveva interrotto a causa della malattia.

L’autrice in questo libro esprime la forza e il coraggio di chi è riuscito nonostante le difficoltà causate da una serie di amputazioni invalidanti  di poter condurre una vita dignitosa continuando a rinnovarsi e a imparare.

Federica ricorda di essersi svegliata dal coma durato ben 7 settimane, non riconoscendosi più, senza due gambe, senza le falangi delle mani e senza la punta del naso.

Affronta la vita a muso duro, frequenta l’università dell’Insubria di Varese specializzandosi in oncologia, all’Ieo(Istituto Europeo di Oncologia) di Milano, dopo una breve parentesi di studio in America.

Appena laureata ha il coraggio di chiedere il rispetto di un contratto di lavoro disatteso, non reclamando i suoi diritti di invalida ma di rifiutarsi di essere stanca di lavorare per 40 ore settimanali ed essere retribuita per trenta.

Oggi, all’età di quarant’anni, ricorda che dopo aver lasciato il lavoro in ospedale decide di rinascere un’altra volta intraprendendo  lo studio dell’agopuntura.

Da poco ha ripreso a lavorare come medico e si occupa di assistenza dei malati nelle ultime fasi della loro vita in un hospice lombardo.

Un aspetto che, l’autrice affronta nel libro, sono le spese economiche che la sua famiglia ha sostenuto durante tutto il percorso di guarigione, così come parte degli interventi estetici.

Federica nel libro racconta della differenza di trattamento assistenziale in caso di invalidità. Se una persona ha necessità di una protesi in seguito ad un incidente sul lavoro l’Inail assiste a vita la persona infortunata. Nel caso di Federica è diverso.

L’autrice ricevette una pensione di invalidità solo fino a quando non iniziò a lavorare come medico.

L’esistenza di Federica è lastricata di difficoltà e delusioni, ma lo sport sarà un’altra fase della sua vita nella quale rinnovarsi, che mitiga  le delusione ricevute in campo professionale, provocate da una politica sanitaria che non prende in considerazione le competenze professionali dei medici.

Una vita di difficoltà piena di ostacoli vissuta con il sostegno dei genitori, amici e di Matteo che sposa nel 2014.

Sarà grazie al sostegno del marito che  intraprende un percorso sportivo agonistico.

Gareggia a Doha e a Rio nel 2016, dove incontra anche Alex Zanardi. Nel 2015 partecipa ai Mondiali in Qatar e conquista il record italiano nei 400 metri e nel 2016 all’Ipc Gran Prix di Grosseto il quarto posto nei 100, 200 e 400 metri alle Olimpiadi di Rio; nel 2016 è quarta nonostante un incidente e a Londra nel 2017 nei Mondiali conquista la medaglia d’argento nei 400 metri.

Ora la sfida più grande è l’adozione, Federica è la più bella espressione che aiuta a capire come fare della sofferenza un punto da cui ripartire.

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